venerdì 10 giugno 2016

Presentazione: "Le barriere dell'anima" di Giovanna Mazzilli

Oggi vi presento anche un altro libro -un romance-  che uscirà l'11.06.2016!
Non perdetevi "Le barriere dell'amore" di Giovanna Mazzilli!

Sinossi:
Sergio fa il medico, è un bell’uomo, ha quasi quarant’anni e mente ogni giorno a se stesso, affermando di non volere legami. Passa da una donna all’altra, usandole e non curandosi dei loro sentimenti. Ha solo una regola: evitare di superare i tre incontri in camera da letto.
Emma è un’infermiera, ha trent’anni e, da quando ha incontrato Sergio durante un turno di notte in ospedale, non ha fatto altro che pensare a lui. Quando si rincontrano, anche lei cade nella spirale dell’affascinante medico. Ma qualcosa dentro di lui è cambiato. Emma è riuscita a scuotere l’anima di Sergio, toccando punti lontani e scavalcando delle barriere che nessuno aveva mai varcato.
Riuscirà a far cedere il bel dottore e a fargli ammettere che l’amore è una realtà e non solo una fantasia?
Dopo “Le barriere della passione”, ritroviamo Sergio, il fratello maggiore di Amelia. La sua storia, le sue debolezze e la consapevolezza che, con la persona giusta, le barriere dell’anima si possono infrangere, riuscendo finalmente ad amare.





Presentazione: "Le cose come stanno e altri racconti" di Tina Caramanico

Ciao a tutti!
Oggi vi presento un'antologia molto interessante: "Le cose come stanno e altri racconti" di Tina Caramanico.

Titolo: “Le cose come stanno e altri racconti”
Autore: Tina Caramanico
Genere: raccolta di racconti
Pagine: 108
Prezzo: 10 euro
Link d'acquisto: https://www.amazon.it/cose-come-stanno-altri-racconti/dp/889332069X/ref=sr_1_1?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1465142865&sr=8-1&keywords=le+cose+come+stanno+e+altri+racconti

Sinossi:
Il libro contiene due raccolte di racconti, uscite separatamente in edizione digitale.
“Le cose come stanno”. Nove storie brevi sulla perdita delle illusioni, sulla caduta delle costruzioni fantastiche e arbitrarie che utilizziamo per abbellire, semplificare o comprendere la nostra vita. Nove personaggi incontrano all’improvviso la cruda, splendida realtà delle cose, che spesso fuggiamo per paura o per leggerezza.
“Nell’altra stanza (tre racconti sull’altrove)”. A volte non siamo dove sembriamo essere. A volte non siamo qui, non siamo noi. Siamo in un'altra stanza, un'altra vita, un altro tempo.

Uno dei racconti presenti nell'antologia:

“Il segreto di zia Amalia”


Ai tempi di zia Amalia c’erano ancora le zitelle. Le donne diventavano zitelle perché nessun uomo le aveva volute, e nessun uomo le aveva volute perché erano troppo secche, e siccome erano zitelle tutti le guardavano male e pensavano che avessero un brutto carattere. Zia Amalia era una zitella.
Mia madre andava a lavorare, e zia Amalia era venuta a stare con noi per badare a me, che ero piccola, e aiutare con la casa. Se oggi qualcuno facesse questo per me senza pretendere il doppio del mio stipendio, io gli farei una statua equestre e la esporrei all’ingresso. Invece mia zia Amalia era mal tollerata, sembrava che tenendola in casa fossimo noi a farle un favore, perché, certo, lei era zitella e non aveva una famiglia sua.
Zia Amalia non aveva neppure una casa sua: quando non stava con noi, stava con mia nonna sposata, che era sua sorella e aveva studiato, faceva la maestra. Zia Amalia invece no, non aveva studiato, poi era zitella, e quindi, sebbene facesse praticamente la serva a mia nonna, doveva esserle grata, perché lei era zitella e non aveva una casa sua, non l’aveva mai avuta.
Le zitelle erano piuttosto zitelle fin da giovani, evidentemente si capiva subito come sarebbero finite. Certe volte mi ricordo che zia Amalia usciva e quando tornava mi chiamava in cucina con un gesto silenzioso della mano, vieni, poi tirava fuori dalla borsa un cartoccio e lo metteva sulla tavola. Io lo sapevo cosa c’era dentro: le amarene. Lucide, grosse, dolci, quasi nere. Mia madre (non so perché) era convinta che le amarene mi facessero male, e per me erano assolutamente vietate. Salvo quando zia Amalia me le comprava di nascosto e me ne faceva mangiare quante ne volevo. Ancora me lo ricordo, come erano buone, e mi ricordo come rideva zia Amalia e come ridevo io. Credo che quella fosse la felicità, per tutte e due: complici in quella allegra efferatezza, chiuse in cucina a mangiare le amarene. Non stavo affatto male, dopo. Ma mia madre non se ne è mai accorta.
In tv, a quei tempi, davano uno sceneggiato che mi piaceva tanto ma di cui non capivo niente, se non che c’erano donne con vestiti e capelli lunghissimi e uomini che correvano a cavallo nei prati. Allora con zia Amalia giocavamo ad Aivanù: lei mi raccontava storie complicatissime, che adesso non ricordo, ma che tutte culminavano nella cavalcata a perdifiato di Aivanù sulle sue ginocchia. Io ero Aivanù, naturalmente. Finiva che zia mi faceva cadere (per finta) e ridevamo un sacco. Da grande ho letto il vero Ivanhoe di Scott, ed è stata una delle più grandi delusioni della mia vita.
Quando fui un po’ cresciuta, zia Amalia tornò ad abitare da mia nonna. D’estate andavo a passare un mese al mare da loro. Zia Amalia mi faceva trovare sul balcone il dondolo pronto e ripulito dalla ruggine dell’inverno. Sul dondolo ci passavamo le serate, a chiacchierare e a sentire la musica nel mangiadischi. Zia mi comprava i dischi, quelli che volevo io. Il mangiadischi era un aggeggio che oggi non esiste più, che sembrava una piccola valigetta, con cui si potevano sentire i 45 giri. Anche i 45 giri adesso non esistono più, sono roba da collezionisti. Sul dondolo, la sera, zia Amalia mi raccontava quello che faceva da giovane, e di quando sua madre buttava dalla finestra l’acqua addosso ai suoi corteggiatori che andavano a farle la serenata. Prima di diventare una zitella zia Amalia aveva dei corteggiatori che le facevano la serenata. A me questa cosa piaceva da morire, mi piaceva immaginarmela, e anche la bisnonna che inveiva dalla finestra. Zia Amalia era bravissima a raccontare storie, bravissima. Ridevamo un sacco, la sera sul dondolo.
Morì troppo presto, intendo troppo presto per me. Il resto della famiglia se ne dimenticò piuttosto in fretta, credo. Quelli che piangono davvero ai funerali sono i figli, e zia Amalia di figli non ne aveva. Però aveva me.
Qualche anno dopo, parlando con una mia lontana cugina, venni a sapere che zia Amalia aveva una storia segreta, che non aveva mai raccontato a nessuno. Per la verità era un tabù, quella storia, per tutta la famiglia, e quindi non se ne parlava mai, non se ne doveva parlare: così dicevano la mia bisnonna, mia nonna e mio padre. Il fatto è, mi raccontò la mia lontana cugina che aveva scoperto la cosa dai pettegolezzi di sua madre, che zia Amalia era stata sposata. O forse non si era neppure sposata, ma era scappata con un uomo. Non era un uomo qualsiasi, pare: si vociferava fosse un nobile, un ufficiale, uno straniero, un tedesco. Se n’era andata via con questo misterioso personaggio, via dove?, e poi era tornata, dopo un po’, da sola. L’avevano ripresa in casa, malgrado la vergogna, e quella storia era sprofondata nel silenzio, e quindi nell’oblio. Dunque era stato così che zia Amalia era diventata una zitella.
Provai in tutti i modi a cercare altre informazioni su questo segreto di famiglia, ma mia nonna era morta, mio padre ne sapeva poco e comunque non gli piaceva parlarne; di carte, lettere, fotografie non ne trovai. Salvo quelle di zia Amalia da giovane, che era alta, snella e fiera, nello sguardo e nel portamento. Ma quelle erano foto di prima. Insomma, le mie ricerche furono infruttuose. Allora cominciai a lavorare di fantasia, su questa storia.
Erano i primi anni del ‘900 a Napoli: prima della Grande Guerra. Zia Amalia era una ragazzina, era bruna e aveva gli occhi neri, lucenti. La sua era una famiglia della buona borghesia: andavano a passeggio, andavano al mare, alle feste da ballo. Fu così che un giorno zia Amalia incontrò un giovane: era sicuramente alto, sicuramente biondo, sicuramente bello e fiero a sua volta. Portava la divisa e sapeva essere cortese con le signore. Ballarono insieme una sera. E forse la stessa sera si baciarono di nascosto, sul terrazzo o nel giardino, sulle scale o in un salottino vuoto, mentre la musica, di là, suonava ancora. Si videro altre volte, non per caso, e mia zia si consumava d’amore per questo straniero misterioso. Poi lui la convinse a partire, a seguirlo chissà dove. Io so che non avrà fatto molta fatica: zia Amalia era una che adorava le storie complicate, i romanzi, era una che si perdeva nei sogni, che si struggeva di curiosità per quello che non conosceva. No, di sicuro quell’uomo in divisa non avrà fatto molta fatica per convincerla.
Non so cosa sia successo dopo, quali ostacoli abbiano distrutto quel sogno così grande, quali umiliazioni abbiano ucciso quell’amore coraggioso e incosciente. Non riesco a immaginarmelo, e in fondo non lo voglio sapere. Certo, rimasta sola sarà stata distrutta, zia Amalia, sarà stata disperata. Ma qualche cosa di dolce e di buono quell’avventura nell’ignoto, quel sentimento scervellato io credo a lei l’abbia lasciato. Io so che nelle amarene e nelle storie di zia Amalia c’era molto amore e c’era allegria. Da qualche parte della sua vita e della sua memoria dovrà pure averli presi.

Biografia: 
Tina Caramanico è nata a Taranto nel 1962. Oggi vive ad Abbiategrasso, in provincia di Milano. Ha pubblicato nel 2011 una piccola raccolta di poesie, “Guida a Milano invisibile”, Nulla Die; nel 2013 tre raccolte di racconti: “Le cose come stanno”, in digitale con Officine Editoriali; “Oltre l’incerto limite”, Runa Editrice; “Piccole storie oscure”, 0111 Edizioni; nel gennaio 2015 è uscita una nuova raccolta di poesie, “I poeti non servono a niente”, con la casa editrice Ottolibri e una novella tra horror e noir, “In memoria”, in digitale con Nero Press. Seguono le sue prime due pubblicazioni indie: la raccolta digitale “Nell’altra stanza (tre racconti sull’altrove)” e il libro “Le cose come stanno e altri racconti”, che contiene in versione cartacea l’omonima raccolta e i tre racconti di “Nell’altra stanza”. Altre sue poesie e numerosi racconti brevi sono usciti in varie antologie (editori, tra gli altri, LietoColle e Mondadori), riviste e sul web.

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