martedì 6 settembre 2016

Recensione: "Il sentiero d'Inverno" di Serena De Filippi

Ciao a tutti!
Eccomi con un'altra recensione di un racconto che ho semplicemente adorato: "Il sentiero d'Inverno" di Serena De Filippi.

“New York non faceva bene ai provinciali. Bea stessa ne era rimasta vittima, affascinata dalle mille luci – ma era un gratta e vinci, raschiata via la striscia grigia, si perdeva, sempre, e scoprivi che restava ben poco dei bagliori. Era una notte eterna, senza stelle e senza luna, e pure senza fortuna.”

Bea è una ragazza come tante, che è costretta a crescere –purtroppo- troppo in fretta a causa delle morti delle persone che lei ama: prima il padre, poi la madre. Ed ecco che arriva lui, Alessandro, che conquista il suo cuore. Si innamorano, ma egli ha una fidanzata. Si amano di nascosto, con passione, con desiderio. Ardono come una fiamma e proprio come una fiamma la loro storia brucia in fretta.
E’ dopo la rottura con Alessandro che la giovane decide di trasferirsi a New York, dove inizia a lavorare come “intrattenitrice” –prostituta- di ricconi. Ma non sempre le cose vanno bene, tanto che interrompe il suo lavoro a causa di una bruttissima esperienza. Ed è Danny –il suo migliore amico nonché coinquilino- a raccogliere i suoi cocci: quelli della brutta esperienza e del ritorno di fiamma, di Alessandro che una notte va da lei e col quale fa l’amore. La vita, però –si sa- è infame e anche Danny le verrà presto portato via. A Bea non resta che la piccola vita che ora cresce in lei.
“Era la condanna del primo amore, dell’anima gemella. E’ una tossina che crea dipendenza. E sai che ne morirai, ma continuerai a berlo, il veleno, perché è dolce, come morire in mare.
Continuerai a drogarti di memorie fresche, dal profumo di rose.”

Ed ecco che, quando la piccola Eva ha cinque anni, inizia a fare domande: chi è il mio papà? Chi è, chi è, chi è, chi è? E sarà proprio la vita a risponderle: Alessandro troverà le due e finalmente Bea può abbracciare il suo Gigante per la vita.

Questo racconto –a mio modesto parere- è pura poesia: mai volgare, mai banale, mai eccessivo, mai logorroico. Lascia libero spazio all’immaginazione, ma al tempo stesso le scene sono descritte in modo divino, tanto che t’appaiono davanti agli occhi.

Lo stile di Serena è uno stile che a me piace definire “retrò”, uno stile che ti catapulta nel passato –durante gli anni ’60- e ti fa battere forte il cuore, regalandoti mille emozioni.
Insomma: questo racconto è qualcosa di speciale, che vi terrà incollati alle pagine.
Vi farà battere il cuore.
Vi farà piangere.
Vi farà sognare.
Vi farà vivere.

Voto: 5/5


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